3.1.07

METAL ZONE - Gianfranco Belisario interview to Paolo "Apollo" Negri

Prendete qualcosa da bere e qualcosa da sgranocchiare, mettetevi comodi e gustatevi questa lunga e interessantissima intervista con Paolo Negri.

E’ un grandissimo onore per Metal Zone intervistare Paolo “Apollo” Negri tastierista e componente dei Wicked Minds. Ciao Paolo, vuoi presentarti ai lettori di Metal Zone.

*** Prima di tutto un saluto a tutti i lettori di Metal Zone e un ringraziamento per questa bella intervista, l’onore è tutto mio! Ok, mi presento, suono da circa vent’anni, sono entrato in formazione con i Wicked Minds nel 2000, il mio strumento è l’organo Hammond affiancato da numerosi altri marchingegni, sintetizzatori, string machines, piani elettrici e altro ancora, tutti strumenti originali degli anni 60/70/80.

Quando sono nati i Wicked Minds e da chi è nata l’idea?

*** I Wicked Minds suonano insieme dal 1987, della formazione originale fanno parte Lucio Calegari (chitarra), Andrea Concarotti (batteria) ed Enrico Garilli (basso). Il gruppo all’inizio era dedito al thrash metal, poi negli anni c’è stata una decisa virata, prima verso lo stoner rock e poi verso la psichedelia hard di matrice hendrixiana. Quando io sono entrato in formazione il gruppo aveva appena pubblicato un CD (“Return to Uranus”) per la W-Records, recentemente ristampato in edizione limitata in vinile. Una volta inserito nella line-up, la nostra musica si è evoluta verso soluzioni più progressive, senza mai abbandonare il lato hard e in qualche modo psichedelico. Nel 2003 abbiamo registrato, sempre per la W-Records, “Crazy technicolor delirium garden”, l’album che, dopo l’ingresso nel gruppo di J.C. come vocalist, ha fatto da base per la nostra prima produzione con Black Widow Records, “From the purple skies”. Quest’album ci ha fatto conoscere nel panorama underground di tutto il mondo e ci ha permesso di suonare spesso in Italia e in Europa. Siamo tornati in studio lo scorso inverno per incidere “Witchflower”, uscito la scorsa estate sempre per Black Widow, album a cui sono seguite una serie di date in Europa che ci hanno permesso di condividere il palco con band del calibro di UFO, Uli John Roth, Osanna, Wishbone Ash, Siena Root, Colour Haze e molte altre.

Tu e Cinel (cantante dei Wicked Minds, n.d.a.) scrivete i brani del gruppo, come nasce un brano e cosa vi ispira maggiormente nella stesura di un testo?

*** I pezzi sono firmati da noi due ma in realtà la scrittura e l’arrangiamento dei brani è un lavoro di tutto il gruppo. In generale io e Lucio scriviamo la musica, poi l’arrangiamento viene perfezionato in sala prove e l’aiuto di Andrea ed Enrico ci è fondamentale in questa parte. Una volta che la musica è pronta J.C. scrive le parti vocali e i testi insieme a Lucio. Il modo di comporre dei WM è molto aperto, ognuno di noi può arrivare in sala con idee nuove e ogni brano non è finito fino a che non è stato registrato. A dimostrazione di questo basta sentire le bonus track audio presenti sul DVD allegato a “Witchflower”. Le versioni promo sono in alcuni casi radicalmente diverse da quelle registrate per l’album solo un paio di mesi dopo. Questo aspetto ovviamente è molto stimolante e ci permette di lavorare sui pezzi in modo molto accurato. I brani dell’ultimo album sono stati curati nei minimi dettagli, sia come arrangiamento che come sonorità, e un risultato del genere non sarebbe stato alla nostra portata se in sala prove non ci fosse quel clima magico! Per quanto riguarda i testi essi ricoprono un ruolo secondario rispetto alla parte musicale che è sempre il nostro punto di partenza. Anche se i testi di “Witchflower” sono più complessi ed elaborati rispetto ai nostri precedenti lavori è la musica il vero cuore del disco.

Per te è più naturale scrivere musica o suonare le decine di tastiere (Hammond, Moog, Electric pianos, etc.) di cui ti circondi?

*** Io ho 27 anni e suono da quando ne ho 6, è naturale che la musica sia per me al primo posto! Sicuramente suonare ha una componente maggiore rispetto al comporre ma le due cose sono strettamente legate per me. Sono autodidatta e per esercitarmi ho sempre dovuto “improvvisare”, nel vero senso della parola! In questo modo sono stato costretto a trovare un mio stile e spesso le cose che nascono come semplici esercizi diventano poi canzoni. Negli ultimi due anni mi sono dedicato all’organo Hammond in chiave jazz (con la linea di basso suonata col piede sinistro sulla pedaliera, la mano sinistra a fare da accompagnamento e la destra a fare i temi e gli assoli) e ovviamente ho dovuto inventarmi dei pezzi che mi permettessero di acquisire l’indipendenza tra piedi e mani. Il risultato di questo lavoro è che mi sono trovato una ventina di brani pronti, li ho registrati e a maggio 2007 usciranno per l’americana Hammondbeat Records in un album doppio con un sacco di ospiti internazionali, un sogno! Altre volte invece scrivo i pezzi lontano dallo strumento, per esempio mentre guido, è un classico, e solo in un secondo momento trovo una stesura sulla tastiera, altre volte ancora i pezzi dei Wicked Minds nascono da improvvisazioni in sala prove...insomma, non riesco a vedere un vero punto di demarcazione tra suonare e comporre, sono davvero due aspetti legati, anche se il primo ha per me un’importanza maggiore e il secondo ne è sempre una conseguenza.

Hammond, strumento storico della musica, come è nato questo amore e che rapporto hai con esso. Quasi di amore e odio come Jon Lord durante i concerti dei Deep Purple.

*** Chi mi vede suonare dal vivo può pensare che il mio rapporto con lo strumento sia principalmente di odio, solitamente suono con i gomiti, le ginocchia (e anche con parti meno nobili!), salgo in piedi sulle tastiere, faccio un po’ di circo insomma. Ma in realtà ho un profondo rispetto e un amore sconfinato per questo strumento! A casa ho un A-102 del 1961 e lo tengo come se fosse un bambino, strumenti del genere non esistono più! Mi sono avvicinato all’Hammond grazie a mio padre e ai dischi che mi ha fatto sentire quando ero bambino e ragazzo. Brian Auger, Deep Purple, Otis Redding, Joe Cocker, cose del genere mi hanno fatto apprezzare quei suoni e mi hanno fatto venire voglia di suonare l’organo. Ho preso il primo Hammond nel 1992 e da allora la musica è diventata il centro della mia vita.

Nei vostri brani c’è il suono dell’Hammond, alcuni titoli dei brani, la grafica dei lavori e un po’ la vostra immagine ed una cover, fa riferimento (non tanto velato) ai Deep Purple, quanto c’è di loro nella vostra musica e quanto vi hanno ispirato?

*** I Deep Purple sono un gruppo che amiamo molto e il loro suono ci ha sicuramente influenzato parecchio, ma non abbiamo mai voluto essere i loro emuli. Il titolo “From the purple skies” non voleva essere un tributo o un riferimento a loro, ci siamo accorti che questa cosa poteva essere fraintesa solo dopo l’uscita del disco!!! Di base siamo fanatici ascoltatori e collezionisti dell’underground europeo e americano, i gruppi minori belgi, tedeschi, inglesi, italiani e americani sono la nostra primaria fonte di ispirazione. Ovviamente suonare questo tipo di musica e avere un certo tipo di suono fa subito venire in mente nell’ascoltatore il ricordo dei dischi dei DP ma penso che in realtà niente di quello che abbiamo fatto assomigli veramente a quello che loro suonavano. Ci sono così tante cose mischiate nella nostra musica che diventa difficile trovare un unico modello. Penso che chi ascolti i nostri dischi trovi un’eco di moltissime band del passato, tutte frullate insieme e risputate fuori in forma Wicked Minds, non trovo che il nostro suono, guardato da vicino, assomigli realmente ai gruppi a cui facciamo riferimento...

“Witchflower” come è nato questo lavoro e come sta andando a livello di giudizi e vendite?

*** La composizione dei brani che compongono il disco è durata circa un anno ed è stata sicuramente il periodo più bello che il gruppo abbia vissuto insieme. Nei mesi precedenti la registrazione c’erano un entusiasmo e un fermento incredibili e tutti abbiamo cercato di fare del nostro meglio, dopo il piccolo successo di FTPS dovevamo fare qualcosa che fosse un passo avanti rispetto al lavoro precedente, era una modo di ringraziare tutte le persone che avevano creduto in noi e ci avevano aiutato a crescere! In questo siamo stati anche supportati in modo egregio da Black Widow che ha curato in toto la produzione lasciandoci così completa libertà in studio per lavorare con cura. Questo è stato fondamentale per la riuscita del disco e chiunque se ne può rendere conto confrontando la qualità sonora di “Witchflower” rispetto alle nostre precedenti realizzazioni. Il disco, uscito in luglio, è praticamente andato esaurito in cinque mesi e sarà presto in ristampa, un gran bel risultato! Le recensioni sono state tutte ottime e ancora una volta sono arrivato praticamente da tutto il mondo. Ne approfitto per ricordare a chi volesse leggerle che sui nostri blog sono puntualmente pubblicate, basta andare nella sezione “Link” del nostro sito (www.wickedminds.net) e cliccare sul collegamento. Diciamo quindi che siamo tutti estremamente contenti di come sono andate le cose con questo disco, davvero non avremmo potuto sperare di meglio!

Gianni Azzali suona il flauto in tre brani del lavoro, molto Jethro Tull, altro gruppo “musa” per i Wicked Minds.

*** Gianni è un musicista fenomenale, conosciuto a livello internazionale nel circuito jazz, è stato fantastico vederlo all’opera in studio! Ha registrato i pezzi senza averli mai sentiti prima, ha riconosciuto le tonalità a orecchio, è entrato in sala e ha registrato, incredibile! L’idea di suonare alla Ian Anderson in “Black capricorn fire” è stata sua, è stato un piacere vedere un jazzista darci dentro in quel modo, e ovviamente il risultato ci ha entusiasmato! Il meglio però lo ha dato nel lungo assolo finale di “Scorpio odyssey”, tre minuti di improvvisazione al sax davvero eccezionale, ha sicuramente aggiunto molto al suono dei brani dove ha suonato! Piccolo aneddoto: le parti di flauto e sax avrebbe dovuto suonarle il nostro amico Clive Jones, storico flautista dei Black Widow. Gli avevamo già fatto sentire i pezzi e si era detto entusiasta all’idea, poi, per ragioni varie, non siamo riusciti a portare a termine la cosa e abbiamo chiesto a Gianni di suonare in studio...a cose fatte non so se Clive avrebbe saputo fare meglio!

I Wicked Minds più progressive o piu heavy metal anni settanta primi ottanta?

*** Di base siamo più un gruppo hard di matrice settantiana ma negli ultimi anni ci siamo sempre più avvicinati ai suoni progressive. L’ultimo disco, pur essendo ancora un po’ sbilanciato verso l’hard, presenta moltissime soluzioni di stampo prog, diciamo 60% e 40%. Il nostro suono nasce ed è legato all’hard, questo è un punto fermo, ma il progressive ci affascina e ci da infinite possibilità musicali. Penso che questa sia la direzione in cui il gruppo crescerà. Andremo sempre più verso il prog senza rinnegare le basi hard, un mix già riuscito a band come Birth Control, Waterloo, 2066 & Then, Murphy Blend, Orange Peel e molte altre alle quali ci sentiamo affini. A dimostrazione di questo ti posso anticipare che tra pochi giorni entreremo nuovamente in studio per registrare il nuovo disco che sarà un tributo al prog italiano. Sarà un album di sole cover di band italiane degli anni settanta, con molti ospiti dalle formazioni originali, e un nuovo suono “Wicked”, come dicevo prima, più prog! A questo seguirà a fine anno un ulteriore album, una lunga suite hard-prog che abbiamo già ultimato e aspetta solo di essere registrata.

Tour di promozione a “Witchflower” è iniziato o avete in mente di iniziarlo e se si, come sta andando?

*** Il tour di promozione, fin qui, è andato benissimo!!! Siamo stati in Germania diverse volte quest’anno, abbiamo partecipato al Burg Herzberg Festival insieme a Soft Machine, Wishbone Ash, Hatfield and the North, UFO, The Gathering e molti altri (tra pochi giorni uscirà anche il DVD del festival firmato dal Rockpalast, un grande onore per noi!), abbiamo fatto date con i Colour Haze e i Siena Root, siamo stati in Austria e in Svizzera e abbiamo avuto la possibilità di suonare parecchie date anche in Italia, una su tutte quella al festival prog di La Spezia insieme agli Osanna e al Consorzio Acqua Potabile. Tutte le date, da quelle più piccole fino ai festival, sono state speciali per noi, ci hanno fatto conoscere a molta gente che ha apprezzato la nostra musica e ci hanno permesso di entrare in contatto con realtà molto interessanti a livello europeo. Penso che nessuno di noi si aspettasse tanto! Ora ci siamo dovuti fermare per preparare la registrazione del tributo al prog italiano di cui ti parlavo ma presto torneremo a suonare in Italia, aspettando di avere il disco in mano per tornare all’estero.

Se non sbaglio questo è il vostro quarto lavoro, il secondo con la Black Widow, come è il rapporto con loro?

*** Con i ragazzi di Black Widow c’è un rapporto stupendo! Senza di loro non saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto e al tempo stesso sappiamo che loro contano su di noi perchè hanno bisogno di una band con le nostre caratteristiche. Oltre al rapporto di amicizia e di reciproco rispetto c’è anche uno stretto rapporto di lavoro. “From the purple skies” e “Witchflower” sono il risultato di questo lavoro fatto insieme. Sia a livello di promozione che di live tutti hanno fatto la loro parte con impegno ed entusiasmo e la fiducia che loro ripongono nei WM è per noi un grande stimolo alla crescita L’idea del disco tributo, ad esempio, è nata insieme a loro. Penso che a livello europeo ci siano davvero poche etichette in grado di fare quello che BW fa per i suoi artisti.

Come giudichi la situazione attuale italiana a livello musicale, ci sono gruppi interessanti in giro?

*** Ci sono diversi gruppi interessanti in giro, c’è abbastanza fermento e ci sono belle idee ma mi sembra che, per quanto riguarda il discorso locali e pubblico, la situazione sia peggiorata negli ultimi anni. Molti locali, per ovvi motivi, lavorano solo con le cover-band, la morte della musica in Italia oggi! E la gente un po’ si è abituata, non c’è particolare interesse per le realtà nuove, di qualsiasi genere esse siano. C’è stato un ritorno del jazz negli ultimi anni ma si tratta più di un fenomeno “estetico” che di reale interesse per quel genere! Tutto questo è un vero peccato perchè il livello medio delle band è molto salito negli ultimi dieci anni. Non è un caso che la maggior parte dei gruppi italiani di valore trovi spazio all’estero. L’anno scorso eravamo in Belgio a suonare nello storico “Spirit of 66”, un locale dove hanno suonato davvero tutti, e parlando con i ragazzi del locale abbiamo raccontato a grandi linee com’è la situazione italiana....se gli avessimo detto che eravamo arrivati lì in cammello avrebbero fatto le stesse facce! Spero che la situazioni cambi, che torni a esserci interesse per le novità, per la musica “diversa”, per le cose mai sentite, oggi in Italia le più grandi hit ci arrivano dalle pubblicità dei telefonini! C’è dell’ottima musica che gira nell’underground italiano ed è davvero un grande peccato vedere band di ottimo livello come i W.I.N.D., L’impero delle ombre, La maschera di cera, i Mindflower e tanti altri che non riescono ad avere l’attenzione che meriterebbero!

Paolo e la tecnologia, che rapporto hai con le nuove tecnologie, con internet e li consideri utili per i musicisti, sia a livello di musica che di immagine?

*** Le nuove tecnologie, internet, myspace, i blog, sono tutte cose indispensabili oggi per un musicista! Finalmente esistono canali gratuiti attraverso i quali i musicisti hanno la possibilità di farsi conoscere, di far sentire la propria musica, di tenere i contatti e di trovarne di nuovi, una cosa impensabile fino a pochi anni fa! Il primo pensiero che viene in mente pensando alla musica su internet va al diritto d’autore, anche in questo le normative italiane sono ridicole e vecchie di vent’anni, speriamo che qualcosa cambi anche in questo ambito, arriveremo forse alla musica libera un giorno...con i Wicked Minds abbiamo messo parecchi mp3 gratuiti sul sito e registriamo ogni giorno un sacco di accessi, anche questo mi sembra un ottimo modo di farsi conoscere! Inoltre va ricordato che il computer ha assunto un ruolo centrale anche negli studi di registrazione, le nuove tecnologie in questo senso permettono di fare cose incredibili ad un costo relativamente contenuto, un grande strumento a disposizione della creatività!

Tu, oltre ai Wicked Minds, hai in piedi diversi altri progetti, ce ne vuoi parlare?

*** Dal 1997 a oggi faccio parte dei Link Quartet ( www.linkquartet.com ), un gruppo sixties funk che mi ha dato grandissime soddisfazioni. Con loro abbiamo inciso parecchi dischi, tantissime compilation e un paio di colonne sonore, abbiamo girato tutta Europa e abbiamo anche avuto la fortuna di fare due tour in America, un’esperienza incredibile! Da un paio d’anni suono con i Mastica ( www.mastica.it ), formazione veneta di rock psichedelico, stiamo aspettando che esca il nuovo album e anche con loro ci sono stati momenti incredibili (come il tour in Finlandia lo scorso gennaio...a -30!!!) e diverse realizzazioni in vinile e CD. Poi, come ti dicevo prima, sto terminando le registrazioni del mio disco da solo, un doppio album di sixties jazz con ospiti internazionali dai principali gruppi di quella scena, una grandissima soddisfazione per me, su www.myspace.com/hammondfunk si possono trovare tutte le info e degli mp3 gratuiti (ovviamente!). Nei primi mesi del prossimo anno la Hammondbeat pubblicherà un EP digitale (tanto per restare in tema di nuove tecnologie) del mio primo gruppo, i Nice Price, un trio (hammond-basso-batteria) dal suono psichedelico...il materiale è rimasto nel cassetto per dieci anni ed ora finalmente lo vediamo uscire, è una cosa che mi fa molto piacere! Nell’estate di quest’anno ho anche dato vita a una piccolissima etichetta, la UP-ALL-LOW, dedita a sonorità sperimentali. I dischi escono solo su CDr così da tagliare tutti i costi e andare diretti alla musica. Per ora ho fatto due uscite che si possono trovare sul sito dei Wicked Minds, presto ne usciranno degli altri. In più continuano le collaborazioni con i Ray Daytona, con vari dj per progetti che vanno dal nu-jazz alla house, insomma, come vedi, mi piace suonare generi diversi in situazioni diverse. Penso sia una grandissima fortuna per un musicista avere la possibilità di confrontarsi con persone e situazioni diverse, ti permette di crescere musicalmente e umanamente, è uno degli aspetti del lavoro che più apprezzo!

“From the purple skies” aveva una copertina stupenda, molto vintage, altrettanto “Witchflower”, chi disegna le copertine e chi è l’ispiratore della grafica e del packaging del lavoro molto buona e d’impatto?

*** Le copertine sono opera mia. Anche qui piccolo aneddoto: quando abbiamo registrato “Crazy technicolor delirium garden” volevo fare una bella copertina che ricordasse i primi anni ’70. Ho chiesto a una mia amica di fare da modella e da allora io e lei stiamo insieme, strana la vita a volte! Quella che vedete sulla copertina di “From the purple skies” è sempre lei, la foto di copertina è stata fatta dopo ma quella sul restro, dove porta un grande cappello, è del set del disco precedente, ci ha portato fortuna! La copertina di “WItchflower” è stata invece più difficile da realizzare. Black Widow voleva una copertina speciale, appariscente, di quelle che ti restano in mente e ho fatto diverse prove di arrivare a quella definitiva. Oggi ringrazio i ragazzi per avere insistito perchè mi piace tantissimo questa cover, ma diverse volte ho avuto voglia di piantare lì tutto e farla fare a qualcun’altro! Il lavoro sulle grafiche è un hobby, ho fatto le copertine per alcuni dischi dei Link Quartet, per un album di Trip Hill, per uno dei Mastica e per tutti quelli dei Wicked Minds, è un lavoro che da molta soddisfazione ma diciamo che lo faccio a tempo perso, inutile dire qual’è la cosa che preferisco fare!

Tornando al vintage, voi nei vostri brani suonate degli strumenti vintage, come nasce questa passione per un suono “un po’ datato”. E non pensate che ai giorni nostri il vostro lavoro, restando sempre della ottima musica, sia un po’ anacronistico e limitato ad una ristretta cerchia di estimatori?

*** La nostra non è una scelta fatta a tavolino, l’unico suono che ci fa andare fuori di testa arriva da quegli strumenti! Non immagino la chitarra dei Wicked in un ampli diverso da un vecchio Marshall così come gli altri non riuscirebbero mai a vedermi saltare in ginocchio su una Korg o una Roland, per fare certe cose hai bisogno dei vecchi mostri, quelli pesanti e fatti di legno e valvole! Negli anni abbiamo tutti avuto un’infinità di strumenti diversi, moderni e vintage, e non c’è proprio paragone, quelli di una volta sono fatti in un modo differente, hanno una voce unica, hanno un’anima in un certo senso! Quelli di oggi sono di plastica, sia nella costruzione che nel suono purtroppo! In ogni caso non siamo dei fanatici feticisti, alcune cose sono originali vintage perchè non esiste niente oggi che le sostituisca (parlo, per esempio, di strumenti come il Solina String Ensemble, il Clavinet, il Fender Rhodes, il vero suono Hammond, il Leslie e molte altre). Ma usiamo anche strumenti moderni: dal vivo io uso un Hammond XB-2 e un Hammond XB-1, due strumenti digitali degli anni ’90 in grado di replicare (non certo alla perfezione) il suono dell’organo elettrofonico, gli effetti per chitarra e quelli per il piano elettrico, pur avendo un sapore vintage, sono tutti moderni e suonano benissimo! Amiamo l’estetica degli strumenti vintage e il loro timbro ma a volte ci sono soluzioni più comode ed economiche con gli strumenti moderni! Considera poi che negli ultimi anni, con l’evoluzione dei cosiddetti “VST”, si sono rese disponibili emulazioni si strumenti vintage su computer a prezzi ridicoli se confrontati con gli originali. Alcuni sono terribili, ma altri come il Moog Modular o l’Hammond B4 suonano incredibilmente bene! Un musicista oggi non può chiudersi a riccio verso le novità, ci sono troppe cose che stanno cambiando e nuove opportunità, sonore e musicali, nascono di giorno in giorno! Quello che è doveroso sottolineare è che, nonostante le nuove opportunità fornite da strumenti digitali e compatti, è sempre il musicista alla fine che fa la differenza. Gli strumenti bisogna capirli, bisogna entrare nel loro spirito e capire che potenzialità hanno. Purtroppo, anche in questo ambito, c’è molta omologazione. La maggior parte dei nuovi dischi che sento ha sempre gli stessi suoni di base, le stesse batterie, lo stesso tipo di tastiere, le stesse distorsioni di chitarra, è una noia! Vintage o meno ogni strumento ha un’anima e sta al musicista trovarla e manipolarla in modo che il risultato sia personale e interessante. Sotto questo aspetto gli strumenti vintage sono più facili perchè hanno un carattere meno versatile e più marcato, quelli nuovi, essendo più versatili, hanno meno personalità e bisogna lavorarci un po’ per tirare fuori qualcosa di originale!

Quale brano ti piace di più di “Witchflower” e perché una cover dei Deep Purple, peraltro di un brano che al momento della sua pubblicazione nel lontano 1974 aveva sollevato numerose critiche per il suo suono troppo soft, troppo ballad?

*** Sono molto orgoglioso di questo album, amo ogni canzone ed è difficile fare un titolo su tutti...ma se proprio devo penso che “A child and a mirror” sia il nostro miglior pezzo. Anche brani come “Scorpio odyssey”, “Here comes the king”, “Black capricorn fire” sono tra i miei preferiti, c’è molto lavoro dietro e hanno tutte sviluppi originali e avvincenti, almeno a parere mio. Per quanto riguarda la cover la decisione è stata presa insieme ai ragazzi di Black Widow. Massimo in particolar modo ci teneva perchè reinterpretassimo questo brano e Lucio ha subito accettato perchè ama molto questo brano. Io volevo evitare di rifare il mezzo errore che avevamo fatto con Gypsy sul disco precedente, per prendere e suonare un classico del genere bisogna che aggiungi qualcosa, che interpreti il brano a modo tuo, e con gli Uriah Heep questa cosa non ci era riuscita. La versione di “Soldier of fortune” che è finita sul disco si discosta abbastanza dall’originale pur restandole fondamentalmente fedele e in generale mi sembra un’ottima versione, penso sia stata una buona scelta inserirla nel disco.

Rapporti con i restanti membri del gruppo, amiconi o musicisti che si riuniscono per suonare?

*** Sono molto amico con Lucio, ci scambiamo i dischi e andiamo insieme alla ricerca di strumenti, effetti e quant’altro, mi trovo molto bene con lui e molta della musica del gruppo nasce anche da questa nostra amicizia. Quando sono entrato nei WM avevo vent’anni ed è stato lui a farmi conoscere i gruppi e la musica che oggi adoro, gli devo molto! Anche con Enrico c’è un bel rapporto di amicizia, con Andrea e J.C. il rapporto è più legato alla musica, li vedo solo quando suoniamo. Comunque in gruppo c’è un bel clima e un bel rapporto tra di noi, penso sia fondamentale per una band.

Torniamo un attimo ai Deep Purple, io ho giudicato “morti” i Deep dopo l’uscita di Blackmore quindi la fine della formazione Mark III, come vedi questo tentativo di tenere in vita qualcosa che forse non ha più modo di esistere e che sembra un velleitario tentativo commerciale e non di passione?

*** I Deep Purple hanno fatto cose ottime anche con Bolin, personalmente mi piace come musicista. Certo senza Blackmore non sono più stati lo stesso gruppo, e te lo dice uno che già storce il naso per i dischi fatti dopo l’uscita di Gillan...io sono molto legato al MK II, sono quelli gli album che preferisco e per me i Deep Purple sono quelli di quel periodo. Mi piacciono molto anche Coverdale e Hughs ma con loro i DP sono un gruppo diverso. Non che non piacciano i dischi del MK III ma, ripeto, sono un gruppo diverso rispetto a quello dei precedenti lavori. In ogni caso non penso che il tentativo di andare avanti nonostante i cambi di formazione sia stato legato a motivi di interesse, o comunque credo che questo non fosse il principale motivo. I DP sono partiti dall’underground e hanno scalato le classifiche, penso sia stato difficile per i musicisti della band pensare di mollare tutto e ricominciare da capo. Blackmore e Coverdale l’hanno fatto con successo, gli altri si sono un po’ persi per strada, con vicende alterne (anche se, per esempio, Simper ha registrato con i Warhorse due album strepitosi dopo aver lasciato i DP). Io credo che un gruppo, quando si rende conte di essere arrivato alla fine, debba avere la forza di smettere e di provare qualcosa di nuovo. Se penso a gruppi come gli Yes o i Pink Floyd mi spiace che non abbiano smesso di suonare nel ’76, tutto quello che è venuto dopo è stato inutile e triste! In ogni caso mi sembra che i DP si siano fermati in tempo, senza aver dato alle stampe dischi indegni. Ovviamente in questo discorso non prendo neanche in considerazione le varie reunion seguite negli anni, la fine del gruppo è venuta dopo Bolin, punto!

Passione, quanto è importante nel vostro lavoro e nella musica in generale?

*** Assolutamente fondamentale!!! I WM suonano dall’87 ma solo nel 2004 la gente si è accorta della band, in quei 17 anni solo la passione ha tenuto insieme il gruppo. Se pensi ai dischi degli anni settanta la vera differenza la fa la passione, la grinta! Se ascolti i live dell’epoca senti che anche i grandissimi gruppi, dal vivo, sbagliano qualcosa, non sono precisi, perchè l’energia del live era l’obiettivo primario. I Led Zeppelin sono una dimostrazione chiara di quello che sto dicendo! Oggi i gruppi che suonano con passione sono pochi, i giovani musicisti escono dalle accademie e sono molto preparati tecnicamente ma non hanno niente da dire, non hanno ispirazione, suonano tutti allo stesso modo. Gli anni settanta sono stati un periodo di sperimentazione, di musica “home made” ma pervasa dalla passione, dalla voglia di suonare, forte e rumoroso, così dev’essere! Oggi tutti i gruppi grandi sono molto precisi ma totalmente sterili e asettici, i live suonano come i dischi e i dischi suonano tutti secondo il manuale del buon fonico, una noia mortale! Questo è il risultato dell’omologazione, della paura di dare al pubblico qualcosa di diverso che rischia di non essere apprezzato e della mancanza di passione, soppiantata dal calcolo delle vendite, dei passaggi radiofonici e di pensieri del genere!

Progetti per il futuro, tuoi e dei Wicked Minds?

*** Per fortuna tanti! Il 5 gennaio uscirà il DVD doppio del Burg Herzberg Festival (www.burgherzberg-festival.de) con un nostro pezzo e un’intervista a J.C a cui seguirà a febbraio una compilation del festival. Ad aprile uscirà il disco live dei WM, con l’intera performance al festival, stiamo preparando il master in questi giorni ed è veramente una bomba! Da metà gennaio saremo in studio per registrare il disco tributo al prog italiano e penso che questo lavoro ci porterà via due o tre mesi. Poi, oltre a un po’ di date in italia tra cui Genova e Roma, torneremo in studio in autunno per registrare la suite, il 2007 sarà un anno molto denso per noi! Sugli altri fronti invece in primavera uscirà il mio progetto solista in doppio CD, l’EP dei Nice Price a febbraio, un po’ di compilation con i Link Quartet (e forse qualche nuovo pezzo e qualche data in giro per l’Italia), il disco nuovo dei Mastica a febbraio e diversi progetti paralleli tra cui i Modulo 5 (nu-jazz) con i quali abbiamo appena finito le registrazioni dell’album, il nuovo materiale dei Ray Daytona e una jam psichedelica che verrà realizzata da W-Records nella tarda primavera.

Perché “Apollo” e perché “Wicked Minds”?

*** “Apollo” è una storia troppo lunga e stupida, non ne vale la pena! “Wicked Minds”............e chi lo sa, nell’87 avevo 8 anni!!!!!! ;-)

Ringrazio Paolo per la sua disponibilità, per la sua cortesia e per aver sopportato questa lunga intervista, forse fatta più da domande spinte dalla curiosità che da una pseudo veste “giornalistica” e gli lascio la conclusione dell’intervista, puoi dire quelli che vuoi.

*** Vorrei ringraziare Gianfranco per questa bellissima intervista, per l’aiuto e il supporto dato al gruppo negli ultimi anni e per la passione che traspare dalle sue parole, ci sarebbe bisogno di molta più gente come lui! Spero ci si incontri a qualche live prima o poi, invito che estendo a tutti lettori di Metal Zone. Un saluto a tutti e, ovviamente, long live ronk’n’roll!